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Uno studio a prova di amusement

Bilancio complesso per il settore del puro intrattenimento, che aspetta la ricerca dell’Università Roma Tre per sfatare alcuni “falsi miti”

Il 2018 che anno è stato per il settore dell’amusement? Sicuramente un anno complicato, come sottolineano anche gli operatori del settore. “Purtroppo è stato un anno complesso, innanzitutto a causa della confusione. L’ignoranza sul settore, determinata da demagogia politica e mediatica, genera un’incertezza che immobilizza gli investimenti e inibisce il mercato”, afferma Franco Sorte, fondatore e membro del consiglio direttivo del Consorzio Fee (Fa family Entertainment Expo). “Penso, per esempio, all’Emilia Romagna e al divieto ai minori di 18 anni verso apparecchi di puro intrattenimento. Come può questa situazione non destabilizzare il cliente? Con quale stato d’animo si possono compiere scelte professionali in un simile contesto? È evidente che

in questo scenario ogni prospettiva e progettualità futura non può che essere inquinata dalla paura, con tutte le conseguenze economiche del caso”.

Cosa auspicate a livello politico?

“Interlocutori politici seri e che abbiano voglia di affrontare la questione con un approccio tecnico, entrando nel merito: non chiediamo altro che questo. Noi siamo per regole e regolamentazione, purché siano generale da una vera conoscenza del settore e non da demagogia che risponda a bieche logiche elettorali. Riponiamo speranza anche in Euromat, la federazione europea degli operatori del gaming. l’auspicio è che, anche grazie al suo supporto, si possa creare uniformità di regolamentazione in Europa e l’Italia si conformi allo scenario europeo. La frammentazione che si genera nel nostro Paese, dove la Regione emana, il Comune blocca e si crea lo stallo, uccide il setto re. Ci serve chiarezza, chissà che l’Europa non possa esse re stella polare in questo senso”.

Come associazione quali sono i progetti da portare avanti?

“Come Consorzio Fee puntiamo molto, sempre con l’o obiettivo di quella trasparenza tanto auspicata dal comma 7, su un progetto di ricerca, promosso da noi e da Sapar Service, con la collaborazione di New Asgi, che verrà con dotto da una delle più prestigiose realtà accademiche ita liane, l’ateneo di Roma Tre. Sarà un’occasione importante per sgombrare il campo da falsi miti, imprecisioni e demagogie. A tutto vantaggio di un settore produttivo che rappresenta un’eccellenza italiana, ma anche e soprattutto della credibilità e del sano divertimento. Crediamo cosi tanto al divertimento da noi rappresentato, quello puro e semplice, senza vincite in denaro, da pensare che ben lungi dal rappresentare un pericolo per la salute, sia anzi un vero antidoto alla azzardopatia. Lo svago sano, che allieta i bambini, i ragazzi e le le loro famiglie, migliora il tempo libero, dà motivazione e tiene alla larga da passioni malsane. Non ci resta che vedere che dirà a proposito la scienza, proprio in nome della scritta di approccio che ci proponiamo e che auspichiamo nel legislatore”

Il locale che preoccupa

“La situazione nelle Regioni è sempre più preoccupante, anno dopo anno stiamo assistendo a nuovi regolamenti che ogni volta incomprensibilmente ci accomunano al gioco d’azzardo, non ultimo il nuovo progetto di legge della regione Veneto dal titolo ‘Norme sulla prevenzione e cura del disturbo da gioco d’azzardo’ del 14 settembre, che vieta ai minori diciotto l’utilizzo di apparecchi per il gioco di cui all’articolo 110, comma 7”, afferma Vanni Ferro, presi dente dell’associazione New Asgi.

“Ancora una volta un regolamento copia incolla, dettato dall’ignoranza anche dei più elementari fondamenti della conoscenza dell’articolo 110 del Tulps. Come in Emilia Romagna dove inizialmente avevano vietato ai minori anche i giochi per i bambini, i kiddie rides e i calcio balilla, oggi anche in Veneto inserendo tutti i comma 7 lettera A e 7 C Bis si vogliono vietare ai minori le redemption, i videogiochi (simulatori di guida, dancer), le gru, che nulla hanno che fare con il gioco d’azzardo.

Non vi è in effetti alcuna giustificazione nel limitare l’utilizzo anche le apparecchiature di cui al comma 7 A e 7 C bis dell’articolo 110 Tulps, al minori di 18 anni, in quanto apparecchi e congegni per il gioco lecito, senza vincita in denaro, con puro fine dell’intrattenimento ricreativo e basati sulla sola abilità del giocatore.

Sono diverse le ricerche che dimostrano che il gioco d’azzardo patologico è un problema che riguarda forme di gio cocon vincita in denaro. In riferimento invece alla presunta ‘pericolosita’ delle ticket redemption, non si hanno fonti scientifiche a sostegno di tale tesi. La nostra associazione, con il Consorzio Fee e la Sapar Service, ha incaricato l’U università Roma Tre di effettuare una ricerca indipendente che possa rappresentare scientificamente il comparto e che vada a studiare nel dettaglio le potenziali negatività di utilizzo da parte dei minori di giochi senza vincita in denaro.

New Asgi, assieme con Fee e con l’Università di Roma 3 ha partecipato al tavolo tecnico dell’osservatorio della Regione Emilia Romagna, dove abbiamo presentato i progetti ed abbiamo fatto verbalizzare il voto contrario al documento proposto dalla Regione, delle nostre associazioni ed anche delle altre associazioni presenti che rappresenta vano il mondo del commercio, del turismo e dell’imprenditoria. Nelle scorse settimane abbiamo inoltrato alla Regione Emilia Romagna la richiesta di audizione per la commissione consiliare per presentare, anche alla parte politica, l’importante studio che sta svolgendo in maniera del tutto indipendente l’università di Roma 3.

Molte sono le richieste a livello normativo che vorremmo rivolgere a tutti i li velli governativi, ma prima di tutto vi è bisogno di conoscenza e coscienza per legiferare con cognizione e per non cavalcare la facile onda ‘dell’azzardopatia’ in maniera generalista e demagogica. Chiediamo a tutti di attendere i risultati del primo e unico studio di un importante ente terzo, che finalmente definirà la reale ‘pericolosità’ del gioco senza vincita in denaro e, solo dopo, alla luce dei risultati, in tutta consapevolezza la politica potrà serenamente e in maniera obiettiva dare giusta risposta alle esigenze di tutti, in primis al consumatore, poi produttore ed anche al gestore, ed ognuno per le proprie competenze dovrà e potrà finalmente operare in maniera chiara e legittima nel rispetto di un regolamento serio e competente.

A nostro avviso questa è la sola for mula per poter far ripartire il nostro settore, che ha bisogno di chiarezza, di trasparenza, di poter condividere e non subire le misure che a tutti i livelli vengono prese sulle nostre teste. Solo norme semplici e chiare, che nascono dall’oggettiva conoscenza del settore possono garantire il futuro delle nostre aziende, oggi condannate in un limbo anarcoide ove ogni ente in maniera assolutamente soggettiva e priva di analisi applica i propri dettami.

Auspichiamo quindi di incontrare, nei prossimi appuntamenti con le regioni e gli altri enti che in questo momento stanno legiferando, tecnici e politici che vogliono prendere prima consapevolezza del nostro settore e solo poi trovare finalmente una soluzione seria e condivisa da tutti”.

Inchiesta a cura di Michela Carboni